venerdì 14 dicembre 2012

I legami narcisistici e oggettuali della coppia e la loro articolazione con la differenza dei generi


Torniamo sul tema dalla coppia prendendo parte dell'interessante intervento del dott. Eiuguer avvenuto nel convegno sulla coppia del 2009.

La teoria del legame di coppia è un modello che può essere esaminato da tre punti di vista.
Dal punto di vista concettuale, esso propone un quadro solido che permette di avvicinarsi al funzionamento della coppia in modo originale, come a un’entità psichica distinta e di capire il suo funzionamento e la sua struttura.

Dal punto di vista empirico, questa teoria si applica alla clinica e al trattamento dei problemi, dei conflitti e delle crisi di coppia.

Dal punto di vista pragmatico, questa teoria assicura l’efficacia della terapia in seguito alla messa in atto di strumenti adatti e coerenti con la teorizzazione. Nella misura in cui la coppia è vista come un raggruppamento distinto, essa è osservata isolatamente. Le interpretazioni degli aspetti disfunzionali del legame prendono di mira il suo funzionamento inconscio, suscitano una evoluzione, promuovono dei cambiamenti, e, a lungo temine e nei casi migliori, la soluzione dei
problemi. Il concetto di legame si applica inoltre ai rapporti terapeuta- partners della coppia.

Poiché i diversi partecipanti alla terapia sono in legame tra loro, i loro funzionamenti inconsci si articolano secondo una intersoggettività modificata dalle risonanze fantasmatiche e emozionali, che sono innescate dallo stato di innamoramento all’inizio della relazione e che l’approfondirsi del legame sviluppa ulteriormente. 

L’illusione iniziale può certo sbiadire,ma l’inconscio di ciascuno avrà messo in moto altre intese, che fondano un tipo di intimità e di complicità che i protagonisti non trovano in nessun altro loro legame. Per tutti questi motivi è stata progressivamente adottata l’espressione legame intersoggettivo. In realtà la teoria del legame è stata arricchita in questi ultimi decenni dagli apporti dell’intersoggettività, e viceversa.


Oggi si sviluppa intorno ad essa un ampio campo, che va dalla sua applicazione all’ analisi individuale, all’analisi istituzionale delle cure e della comunità, passando per quelle di gruppo, della famiglia, dell’impresa. 

In altri termini, la teoria del legame intersoggettivo vede la coppia come una “collettività” inconscia. Per motivi di tempo e di pertinenza, focalizzerò la mia esposizione su uno degli aspetti del legame intersoggettivo della coppia: l’importanza e la risonanza della differenza dei generi sul suo funzionamento e sulle sue disfunzioni. Abbiamo bisogno dell’altro; se ci leghiamo a lui è perchè nasciamo deboli e immaturi, anche se ci siamo evoluti dall’età più tenera.

 Ma questo attaccamento all’altro può incoraggiarlo a utilizzarci, se la dipendenza verso di lui è massiccia. Nondimeno, colui che si dice poco dipendente sta occultando o reprimendo il fatto che ha anche lui un grande bisogno di compagnia e di sostegno. La parola legame ha giustamente due accezioni: attaccamento reciproco ed assoggettamento. 

La dipendenza dunque può condurre a degli eccessi.
Un legame è più di una relazione tra due persone; esse si influenzano reciprocamente, costruiscono dei fantasmi, dei miti e delle difese comuni. Via via che il legame si stabilisce, i due soggetti tendono a sintonizzare le loro reazioni e i comportamenti: i loro affetti si avvicinano, e ciò malgrado loro stessi.

Una sorta di illusione fa sentire loro che sono della stessa specie, e molte altre impressioni: sulla loro comprensione del mondo e tra di loro, sulle loro credenze, ecc…La loro dipendenza reciproca li porta talvolta a dimenticare che sono diversi, che hanno dei desideri propri.

Questa evoluzione ripete il percorso dell’interazione madre- lattante.
Evidentemente, un legame tra adulti comporta altre dimensioni, conviene ricordarlo, ma queste altre dimensioni sono trattate dal legame, in maniera interattiva e intersoggettiva.
Ognuno può vivere l’altro come una parte di sé, ancora più grave sarebbe viverlo come completamente come sé stesso.

Numerosi conflitti di coppia sono generati dal sentimento che l’altro abbia un’ascendente troppo forte sul primo, che voglia influenzarlo e annullare la sua personalità; spesso è un sentimento legato alla vita psichica comune, che si organizza in maniera inconscia. Ma a volte l’influenza è potente e lo è particolarmente al momento della deriva perversa dentro al legame, che rappresenta un tentativo di annichilire l’altro, il cui desiderio è vissuto come ciò che porta all’insubordinazione, al pensiero critico, posizione che è al tempo stesso temuta e desiderata.

Eccetto queste situazioni estreme, e può darsi che ciò che vi dirò le incoraggi, ogni legame tende a cancellare i limiti interpersonali, e ancor più l’identità rischia di perdere in consistenza, la sua fermezza. Il legame riproduce in qualche modo quell’istante in cui il soggetto passa dall’investimento sull’altro all’identificazione con lui. Quando quest’ultima è compiuta, l’investimento tende a diluirsi o piuttosto a mutare. L’oggetto, che fino a quel momento era “alla periferia” del sé, viene a integrare l’identità del soggetto. Nella coppia, questo provoca diverse contrarietà, la conseguenza estrema è l’impressione quasi delirante di essere posseduto da qualcun altro.

Il legame implica dunque una presenza tangibile, quella dei due soggetti, e una struttura di funzionamento. Ci saranno due modi di considerarlo, come una diade o come una situazione a due in cui ciascuno vede l’altro in quanto altro. Si può osservare che l’altro è considerato secondo tre variabili : altro-indifferenziato, altro-oggetto, altro-soggetto. È importante mettere l’accento su ciò che noi viviamo in relazione all’altro, perché il saperlo è vitale per promuovere il riconoscimento reciproco, cosa che non va da sé. L’altro è avvertito da alcuni come un magma indifferenziato. 

Per altre persone, l’altro è vissuto come la rappresentazione inconscia del proprio oggetto, parente, antenato…ecc. Per altre persone ancora, l’altro è considerato come soggetto separato, il cui posto nello spirito è creatore di senso e di vissuti psichici. Possiamo provare a sovrapporre un oggetto interno sull’altro-soggetto, è ciò che facciamo regolarmente, ma questo non basta per sentire l’altro come un soggetto che ha un funzionamento inconscio, una soggettività, la sua storia, i suoi gusti, i suoi valori.

Questo altro-soggetto ci dice qualcosa, ci guarda, ci chiede d’essere tenuto in considerazione, di sentirci vicini a lui emotivamente, preoccupati da ciò che gli succede, coinvolti anche nelle sue difficoltà, e di sentirci rassicurati sul suo amore.
La maggior parte degli studi, psicoanalitici e non, ignora queste sfumature,ma esse ci sono comunque. La teoria del legame intersoggettivo si presta bene a integrarle e comprenderle.

La dimensione etica dipende dal sentimento di responsabilità che si prova per questo altro-soggetto. Da questa prospettiva, immaginatevi cosa può significare il progetto di reinterpretare il concetto di Super-io con il metro della dimensione intersoggettiva. Questo implica certo un grande sconvolgimento. Si può notare come il legame comprenda sempre questi tremodi di rappresentarci l’altro indifferenziato/oggetto/soggetto, ma uno può predominare, il che determina vari problemi.

Vorrei mettere l’accento su una difficoltà di numerosi clinici e terapeuti. Si tratta del pensare al legame di coppia come a un qualunque legame. Però la coppia ha delle specificità che conviene prendere in considerazione. Ma perché questa impossibilità a integrare queste specificità? Non lo so. C’è un campo raramente considerato: la differenza dei generi. 

Essa è talmente vitale, che la maggior parte dei conflitti tra coniugi ha a che vedere con essa. Sartre sottolineava nel 1943 (pag. 423-5), che la fenomenologia esistenziale ha scotomizzato allo stesso modo il fatto e questa differenza: si sorprendeva che una scuola che spinge all’essere-per-l’altro si disinteressi dell’incontro erotico tra i soggetti – che dipende, come sappiamo, dal loro maschile e femminile – quando esso appare come l’esempio stesso di una intersoggettività in movimento.

La fenomenologia ha permesso giustamente la distinzione della relazione verso un altro-oggetto dalla relazione verso un altro-soggetto. Sartre suggerisce: “Essere sessuato significa in effetti esistere sessualmente per un altro che esiste sessualmente per me - restando inteso che questo altro non è necessariamente, né principalmente per me, né per sè, un essere eterosessuale ma solamente un essere sessuale in generale.

Considerato dal punto di vista del per sé, questo sequestro della sessualità altrui non potrebbe essere la pura contemplazione disinteressata dei suoi caratteri primari e secondari.
Nessuno è per prima cosa sessuato per me, perché io lo deduco dalla distribuzione di un sistema pilifero ad esempio..il primo apprendimento della sessualità dell’altro, in quanto vissuto e sofferto, non potrebbe essere altro che il desiderio; è nel desiderare l’altro (o nello scoprirmi incapace di desiderarlo), o nel cogliere il suo desiderio di me, che io scopro il suo essere sessuato, e il desiderio scopre al tempo stesso il mio essere sessuato e il suo essere sessuato, il mio corpo come sesso e il suo corpo.”

Allora perché ci sono queste riserve nei terapeuti di coppia?
Temono forse che la valorizzazione della singolarità che è il genere dei partners, ci faccia ricadere sotto la prospettiva della psicologia individuale? L’alterità dell’altro, o ciò che l’altro ha come differenza irriducibile all’aspetto relazionale, condurrebbe alla perdita del valore gruppale e interattivo del modello? D’altra parte, evocare l’antenato e i traumi che ha subito e che si ripercuotono sulla coppia delle generazioni successive metterebbe in scacco la preminenza della situazione attuale?

Il tener conto della differenza dell’altro mi ha portato a chiedermi se il legame non comporta dei livelli di funzionamento distinti. Il livello arcaico non pone tanti problemi, è un funzionamento che evoca la messa in comune degli aspetti psichici più primitivi e indifferenziati. La sua tendenza è ad assimilare l’altro-soggetto all’altro-me.

Il livello più elaborato dovrebbe ugualmente trovare uno spazio nella misura in cui la singolarità dell’altro è sorgente d’attrazione : esso esercita una forza d’attrazione che è alla base dell’esogamia, anche se la prescrizione edipica vi gioca il suo ruolo. Noi andiamo verso l’altro perché il nostro genitore, nostro fratello o sorella di sesso opposto ci sono proibiti, ma andiamo verso di lui anche perché è un altro, che ha vissuto delle cose per noi sconosciute, che viene da un ambiente diverso, e ciò ci affascina.

Dal momento che l’altro è un altro soggetto e non solamente uno schermo-oggetto dei fantasmi e degli oggetti spostati e proiettati su di lui, si esplicano due modalità di relazione (che includono il fatto che ciascun soggetto della relazione è animato da intenzioni, che cioè simobilita verso l’altro soggetto, che agisce con lui, in relazione a lui): si tratta dei legami narcisistici, e dei legami libidici d’oggetto.

I legami narcisistici sono mossi dal nostro orientamento verso il simile, verso l’indifferenziazzione, verso l’imperituro, verso ciò che è costante. L’altro è vissuto come una parte di noi. Questi legami aiutano a consolidare e rinforzare la relazione, creano il noi della coppia, la sua identità e i suoi contorni.
Essi intervengono nella configurazione dell’intimità tra i partners, unica e introvabile nella sua forma in altri legami. I patti segreti e di negazione trovano in questi legami una base.

L’altro-soggetto è preso in considerazione dai legami narcisistici, sebbene la dimensione narcisistica tenda ad assimilare l’altro-soggetto dentro una continuità del sé. Il “tu sei un altro e tu sei gli altri che sono dentro di me” sono sempre in movimento e in contraddizione. Se i fondamenti narcisistici della relazione di coppia sono consolidati, prendono forma dei progetti condivisi ispirati da un ideale dell’io che è, se permettete l’espressione, un ideale degli io e dei non- io: è collettivo.

I legami libidici d’oggetto si instaurano sul sentimento che l’altro è diverso e allo stesso tempo evoca un oggetto interno, o più di uno. Detto diversamente, l’altro è in me e distinto da me. “ Io lo chiamo, lo vedo, lo riconosco e sono responsabile per lui” Ma “Sono sensibile al fatto che mi riconosca nel mio desiderio e nellamia identità. 

Se no, io soffro, temo che la sua libertà mi sfugga, che lui mi sfugga, che il nostro legame si dissolva.” A causa della sua funzione nella costruzione dei legami, la differenza di genere è motore e sorgente di una cura
costante (sotto l’influenza dell’Edipo e della castrazione).
Queste fondamentalmente le linee del legame di coppia.

Chi desiderasse conoscere il seguito dell'intervento può richiederci gli atti scrivendo a info@scuoladipsicodramma.com o telefonando allo 051.582211



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